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Una tela di sabbia

A mano a mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso
La bella stagione che sta per finire
Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore

A mano a mano si scioglie nel pianto
Quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
Di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza…

              (A mano a mano di Rino Gaetano)

Quel pomeriggio il suo ricordo era diventato veramente insostenibile. Fissavo le pagine di del giornale, con gli occhi fermi, ma con lo sguardo che andava oltre e viaggiava attraverso il tempo e lo spazio. Le minuscole lettere di inchiostro incise sul quel foglio tentavano di parlarmi di economia e politica forse, non so, ricordo solo che io vedevo solo mani, e occhi, e capelli mossi dal vento. Vedevo quel viso, quell’espressione così scolpita nella mia mente, quegli occhi così malinconici e veri, impauriti ma allo stesso tempo pieni di forza. Quel pomeriggio mi venne in mente un particolare, di quel giorno in cui vidi le sue lacrime, così limpide, che facevano capolino pian piano dagli occhi quando le dissi che l’avrei portata a vedere il mare. Ricordo ancora quando mi strinse una volta arrivati, appoggiandosi alle mie braccia forti con quell’aria di qualcuno che sapeva che non sarebbe mai riuscito a ringraziarmi abbastanza, ma il suo sguardo, che riuscivo ad intravedere tra i capelli mossi dalla salsedine, mi trasmetteva tutta la gioia che provava in quel momento. Mi alzai dalla sedia, chiusi la porta e cominciai a correre verso la spiaggia. Colsì un pezzo di legno che era diventato un pennello, una matita, tra le mie mani, e l’unica cosa che volevo gridarle, l’unica cosa che avrei voluto sentisse veramente, a migliaia e migliaia di distanza, era che mi mancava da morire. Avrei potuto scrivere qualsiasi cosa e so che mi avrebbe sentito, di fronte alla vastità dell’universo che era lì a guardarmi, ma non so cosa mi guidò, forse la speranza che seguendo quelle spire, magari lei avrebbe trovato la strada per ritornare da me, a riabbracciarmi su quella spiaggia.

Jim Denevan, artista Land Art americano, traccia i suoi spaziosi disegni geometrici su spiagge, lande desolate o superfici ghiacciate. Prima che la natura intervenga inevitabilmente a cancellarli, l’artista californiano li fotografa, immortalando in tal modo questi suggestivi mandala, che assumono, come accade nelle religioni o nelle filosofie orientali, un significato rituale, spirituale, taumaturgico.

Rappresenta motivi ornamentali geometrici e ripetitivi, come cerchi concentrici o ripetuti a formare una sorta di galassia, ma anche onde o linee rette, e soprattutto spirali. Il risultato di tanto impegno, realizzato nei ritagli di tempo tra una marea e l’altra, viene poi abbandonato in balia delle onde.

Attraverso queste tracce nella materia, Denevan intende celebrare la terra, in un certo senso madre della vita.

La caducità dell’opera non condiziona la precisione né l’accuratezza dell’esecuzione finale, di fronte alla quale si rimane letteralmente a bocca aperta.

La documentazione delle sue opere è stata esposta al MoMA/PS1 oltre che allo Yerba Buena Center for the ArtsThe Museum of Arts and Design, Parrish Art Museum, Peabody Essex Museum e al Laguna Art Museum.

ALK@art

 

Fonte immagine: archetypeinaction.com