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IL MISTERO DEL COLLEZIONISTA DI CONCHIGLIE

C’era una precisa ora del giorno in cui i tetti grigi di Parigi si illuminavano di un intenso color arancio, e anche la stanza delle meraviglie di Monsieur Lemair risplendeva mentre le teche alle pareti prendevano vita. In esse conservava gelosamente la sua grandissima collezione di conchiglie, ve ne erano di tutti i tipi, provenienti dai più sconosciuti mari in cui si era tuffato, di tutte le forme e striature, e poi coralli e altre specie raccolte chissà dove. Le aveva catalogate e posizionate tutte in ordine di grandezza e misura, e per colore. Vederle illuminarsi era uno spettacolo.

Stava passeggiando per le vie del 10th Arrondissements di Parigi, Antoine, con lo sguardo perso di qua e là,   dirigendosi al Passage du Brady, la  via dei collezionisti, in cerca di di ispirazione. Quel giorno accadde qualcosa che cambiò per sempre il destino di M. Lemair.

Stava passando in rassegna una bancarella che non aveva mai visto quando qualcosa colpì la sua attenzione! I suoi occhi si illuminarono; vide un quadro con una splendida cornice dorata raffigurante delle conchiglie e dei coralli, un connubio perfetto all’interno di una natura morta.

Restò fermo per qualche secondo a fissarlo, pensava al suo sogno, la creazione di una vera e propria fondazione sulle conchiglie e fossili, unire anche l’arte pittorica e la scultura alla sua collezione di conchiglie sarebbe stato perfetto, avrebbe fatto della sua casa la sede della fondazione, lì si sarebbero riuniti periodicamente gli amanti di conchiglie e fossili provenienti da tutto il mondo. Pittori, scultori, poeti, scrittori di ogni genere, commediografi, ricamatori, disegnatori di stoffe e tessuti, collezionisti, come lui, di queste splendide creature marine capaci di far sognare chiunque, seguendone le curve delle spirali, o soffermandosi a contare le punte spigolose di alcune specie.

Destatosi dai sogni ad occhi aperti, abbassò lo sguardo per contare nella tasca della giacca gli spiccioli rimasti; fece in tempo a raccogliere tutti i soldi che possedeva che, alzati gli occhi, il quadro era sparito.

A nulla valsero le domande dirette ai presenti, al titolare del banco, nessuno aveva mai visto il quadro in questione, disperato M. Lemair prese la strada verso casa. Non ci dormì la notte…

Capì cosa doveva fare con i quattrini rimasti, cercare il pittore e convincerlo a vendergli il suo quadro. Tornò in quella via il giorno seguente, speranzoso che lo avrebbe ritrovato in quel luogo, ma nulla. Ricevette una lettera con un messo il giorno del suo compleanno; diceva che il pittore si sarebbe fatto trovare nella Place du Tertre, un po’ prima del tramonto, che lo avrebbe riconosciuto perché indossava un cappello bianco.

Il giorno dell’incontro M. Lemair aveva portato con sé lo schizzo del quadro, pronto a riconoscere il suo interlocutore. Svoltato l’angolo dalla Rue Norvins, si ritrovò la piazza colma di pittori, dai più bizzarri e stravaganti. Passò in rassegna tutti i presenti ma del pittore nessun ombra. Stette lì tutta la sera e la notte in una attesa senza fine.

La ricerca continuò per due anni, una vera e propria corrispondenza di messaggi lasciati qua e là, come se l’artista sconosciuto avesse voluto conoscere M. Lemair, ma non si volesse far vedere, né tanto meno vendergli il quadro. Conosceva ormai a memoria la sua calligrafia il tipo di pergamena. Era una carta pregiatissima e il pittore enigmatico era solito siglarla con un segno, un tratto riconoscibile,  una firma tra le cui spire si riconosceva una A e una V.

Successe un giorno che, precisamente il 21 Febbraio del 1765, M. Lemair si recasse in una bottega di carte nautiche; voleva intraprendere un nuovo viaggio verso l’Inghilterra in cerca di nuove conchiglie. Il bottegaio aprì un cassetto e tirò fuori la cartografia con le rotte che facevano al caso suo. Iniziò a scrutare la mappa quando notò un dettaglio stampata sopra. Era la sigla del disegnatore della mappa ma ne rimase basito… Si fece prestare subito la lente di ingrandimento e riconobbe la A e la V all’interno di una spirale.

Subito chiese notizie sul il disegnatore, l’uomo lo invitò a seguirlo. L’autrice era nel retrobottega ed era una donna… Anne Vallayer-Coster!

Subito tirò fuori lo schizzo del quadro e glielo mostrò. Lei a quel punto non poté tirarsi indietro e avvicinandosi ad un cavalletto, tirò giù un telo di stoffa in seta rossa e svelò il quadro in tutto il suo splendore. La natura morta di Conchiglie, coralli e fossili resi immortali, lì davanti ai suoi occhi.

Le disse che avrebbe dato di tutto per poterlo avere, spiegando con passione il suo progetto, ma nulla fu sufficiente a convincerla. Ella gli spiegò che quel quadro rappresentava uno dei più importanti ricordi della sua vita, la collezione di conchiglie del padre; avendo perso la memoria da bambina, essa dopo essere stata trovata dal bottegaio, aveva cominciato a dipingere su tela i pochi ricordi che aveva. M. Lemair osservava quei quadri come un racconto, che quasi cominciava a divenirgli familiare. Fino a quando non si soffermò su un dipinto; un ritratto di un uomo con dei lunghi baffi, una camicia bianca di buona fattura ed una collana al collo, come un cimelio di guerra, da essa penzolava una conchiglia, un nautilus appeso a testa in giu’, proprio come la firma della donna.

Lemair rimase pietrificato, osservando quel ritratto… All’improvviso tutti i tasselli erano andati al loro posto; capì il senso della sua ricerca spasmodica, capì il motivo della sua ossessione per le conchiglie e per i fossili. Così si avvicinò alla pittrice e la abbracciò fortissimo, scoppiò a piangere e le sussurrò all’orecchio: <<Quest’uomo  è nostro padre, sorella mia!>>

Ambra Calamia, Art Director Konk aka A.C.@Style

 

Fonte immagine: ragazzedimezzastagione.wordpress.com