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LA TERAPIA DELLE CONCHIGLIE

Nessuno del villaggio conosceva il suo nome, né da quale parte del mondo venisse. Un giorno come tanti fece capolino nel nostro villaggio, così, senza preavviso. Era una fresca mattina del mese di maggio, tutto il villaggio si era riversato sulla costa, anziani donne e bambini avevano preso posto sulla spiaggia, i più coraggiosi avevano preso posto sugli scogli che incorniciavano la baia. Le recenti mareggiate avevano portato a riva manciate e manciate di conchiglie, di tutte le forme e dimensioni. I bambini non vedevano l’ora di riempire i loro secchielli, consapevoli che prima di andar via avrebbero restituito i figli del mare al loro ventre.
All’improvviso qualcosa interruppe quell’equilibrio. L’uomo che si era visto nel villaggio faceva il suo ingresso sulla spiaggia vestito di tutto punto, portando con sé una valigia. Che strano personaggio pensai tra me e me, così presi ad osservarlo.
Scelse un posto vicino la riva, si sedette, aprì la sua valigetta o cominciò ad uscire degli strani strumenti.
Aggeggi mai visti, sembravano degli strumenti di misura, poi delle boccette ed infine dei campioni di colori. Ad ogni mossa la mia curiosità aumentava sempre più. Quando ebbe tutto sistemato, si alzò e cominciò ad osservare la riva con in mano uno dei suoi strumenti.
Faceva un passo, si fermava, raccoglieva una conchiglia, la misurava, la osservava con un microscopio per poi rimetterla nella sua originaria posizione. Solo alcune fortunate venivano scelte, le altre scartate.
Questa storia durò per tutto il giorno, fino al tramonto.
L’artista abilissimo nel realizzare composizioni di conchiglie e pietre sulla spiaggia è Jon Foreman. La sua arte si sviluppa nel progetto che l’autore ha nominato “Sculpt the World”, e mette in mostra rocce e conchiglie modellate in motivi circolari, spilariformi, vorticosi cerchi disposti secondo una serie di tonalità colorate e di dimensione crescente e decrescente.
Jon, in un’intervista, afferma che “Questo processo è una terapia per me. Il semplice atto di posizionare pietra su pietra nella sabbia è molto terapeutico. Sono sicuro che tutti ci godiamo una passeggiata sulla spiaggia, ma questo processo lo trovo più coinvolgente. Essere lì in natura, perdermi nel lavoro, essermi lasciato alle spalle tutti gli stress della vita quotidiana“.
Come dei Mandala buddisti, dipinti per essere distrutti, anche le opere delle pietre sulla sabbia sono legate a pochi, preziosi momenti, e la filosofia di questo tipo di arte viene ben spiegata dall’autore: “Creo utilizzando materiale che è fatto da quell’ambiente per quell’ambiente”
La mattina seguente tornammo sulla spiaggia come ogni giorno e trovammo qualcosa che non avremmo mai immaginato. Una spirale di conchiglie colorate. Ogni conchiglia trovava il suo posto in quella tela, e si legava con le conchiglie vicine, facendo di quel lavoro una vera a e propria opera d’arte.

 

ALK@art

 

Fonte immagine: Opera su spiaggia di Jon Foreman