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Geometrie estrose

Franco era  sempre di corsa. Controllò di avere preso l’album e la valigetta con i colori a olio e prese a camminare velocemente lungo la strada che lo avrebbe condotto all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
A ogni falcata ripassava nella mente le tonalità di colore che aveva portato con sé: aveva il dubbio che non gli sarebbero bastate per dare sfogo alla sua creatività. Era molto affascinato dall’idea di dover realizzare un quadro avente come oggetto una conchiglia: chissà quante gradazioni di colore avrebbe dovuto abbinare. Con gli occhi sognanti cominciò a immaginarlo, finché si ritrovò davanti alle porte dell’aula ed entrò con impeto.

Scelse un posto che gli permettesse di sentire bene la professoressa del corso di pittura e srotolò su un piano rigido la sua tela bianca. Si mise comodo, uscì le matite per il disegno di base e le posizionò in ordine di morbidezza. Era solito prepararle e temperarle il giorno prima. Mentre valutava se ricomprarne alcune, a un tratto entrò la professoressa.

Era una donna sui generis, riconoscibile per le sue mise parecchio naif, nelle quali rifletteva tutto il suo carattere. Una volta impugnato il gesso, si avvicinò alla lavagna nera e, aiutata da riga e compasso, cominciò a disegnare dei quadrati collegati tra loro da rapporti di proporzionalità aurea.
Franco si girò verso la collega che gli piaceva tanto e con una scusa le domandò se fosse il corso di pittura o di geometria descrittiva, facendole l’occhiolino e sorridendole.

A un tratto quella figura bonacciona e trasandata ammutolì il brusio dell’aula e schiarendosi la voce iniziò la lezione.
“La bellezza consiste nell’armonia tra le parti. Esiste una proporzionalità anche nella natura che lega gli elementi tra loro mediante schemi geometrici. Non potrete mai disegnare una conchiglia se prima non conoscerete questi schemi e sarete in grado di  padroneggiarli”.

Detto questo la prof continuò ad arricchire la sua costruzione geometrica di ulteriori particolari disegnando rette che si intersecavano in punti strategici mediante specifiche proporzioni.

Franco cominciava a capire che il suo quadro così apparentemente pieno di creatività sarebbe nato invece da una matrice geometrica, da una trama di linee che lo avrebbe guidato alla realizzazione di una conchiglia perfetta.

Finito il disegno della sezione aurea la professoressa invitò proprio Franco, che la osservava corruciato, ad avvicinarsi alla lavagna e provare a interpretare quelle rette. Franco tracciò una spirale logaritmica con un tratto deciso e inarrestabile: non staccò mai il gesso dalla lavagna e si arrestò solo quando giunse al bordo.

Franco tornò a casa presto quel giorno, non vedeva l’ora di riprodurre il disegno eseguito a lezione. Fu completo in tarda serata: aveva perso molto tempo, mediante la sezione aurea, nella realizzazione di tante conchiglie nautilus una vicina all’altra dai toni di colore diversi.

Stanco, decise di prepararsi uno spuntino leggero e uscendo dalla stanza osservò il quadro da lontano: sembrava un trama di conchiglie con sfumature colorate.
Rimase stupito da ciò che aveva creato: era passato da una ricerca spasmodica di linee perfette e proporzionali a un risultato assolutamente eccentrico ed estroso.

ALK@art