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Fashion Revolution di Issey Miyake

E’ possibile stabilire un equilibrio tra due universi così distanti come l’Oriente e l’Occidente? “Riuscire a bilanciare la sensibilità innata e il mistero antico dei fiori di loto, della tradizione delle geishe e della lavorazione di sete delicate e dall’altro la sete di tecnologia nella corsa verso un futurismo perfetto e scintillante?” La risposta risiede tutta nell’arte del designer giapponese Issey Miyake. Nato a Hiroshima nel 1938, Issey Miyake istituisce il Miyake Design Studio nel 1970, iniziando a sfilare con le sue collezioni a Parigi nel 1973. Uno dei pochi pilastri della moda del XX secolo che si sono mostrati inclini a forgiare un successore a cui passare l’intera eredità futura.

Nel 1993 infatti Issey affida la collezione Uomo a Naoki Takizawa, membro del Miyake Design Studio per dedicarsi interamente alla sua linea Pleats Please. Primissimo esempio di Clothing Design, Pleat Please è il risultato ultimo di quella che può essere chiamata la Fashion Revolution iniziata da Miyake alla fine degli anni ’80: il rivolgimento della sartoria e l’abbandono della promozione delle forme del corpo in favore di una ricerca dei volumi che inneggia all’androginia, rovesciando la convenzionale nozione di genere sessuale della moda. Non più abiti aderenti che fasciano il corpo, lasciandone intravedere le curve ma indumenti che somigliano più ad origami di carta pieghettata e che per la loro rigidità creano uno spazio tra la stoffa ed il corpo stesso. Si può quindi, iniziare a includere una serie di nuovi termini nel vocabolario della moda: carta metallica pressata a caldo, plissè, sintetici attorcigliati, jersey rinforzato e carta imbevuta d’olio. Nozioni che accompagneranno soprattutto la moda giapponese dei suoi successori, quali Yohi Yamamoto, Rei Kawakubo (Comme Des Garcons) e Junya Watanabe, i quali opporranno le loro opere d’arte alla moda occidentale di quegli anni, così femminile, sexy e ineggiante al colore e al corpo.

La continua ricerca, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e di materiali futuristici caratterizzano ognuna delle sue collezioni, un capo firmato Miyake è il prodotto finale di un’ossessione, di una spasmodica corsa all’innovazione a cui lo stilista non riesce a rinunciare. Nonostante abbia ceduto da alcuni anni la Maison che porta il suo nome, Miyake continua a sperimentare nuove forme e nuovi metodi per realizzare modelli che sembrano provenire da uno spazio parallelo. Una delle sue idee più geniali inconsuete è stata quella di creare un’intera collezione di abiti 132.5 by Issey Miyake partendo da un teorema matematico e arrivando a realizzare capi che, come gli origami, prendono forma a partire da una superficie di tessuto piano. L’intento di Miyake è trasformare un oggetto bidimensionale ed amorfo, donandogli vita attraverso una nuova dimensione, un passaggio dunque dal 2D al 3D quasi come un’immagine piatta che prende forma. Perchè gli origami potremmo chiederci? Per capire a fondo cosa ha attraversato la mente dell’artista-designer giapponese, dovremo andare all’origine stessa della parola, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, per ritrovarsi nella filosofia religiosa shintoista dove la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei si pronunciano entrambe “kami”.

Le prime forme di origami, dette “go-hei”, erano costituite da semplici strisce di carta piegate in forme geometriche e unite ad un filo o ad una bacchetta di legno, utilizzate per delimitare gli spazi sacri. Un’altra storia narra come questa carta avvolgesse un particolare mollusco un “noshi-awabi” , dove awabi sta per conchiglia, simbolo dell’immortalità, regalato in dono ai samurai. Ecco come allora possiamo comprendere che le creazioni di Miyake siano soprattutto un omaggio alla sua cultura, alle sfaccettature di una natura in divenire che è perfezione. Un genio allo stato puro che va oltre i confini della moda e che concede alla mente di lasciarsi inebriare in un sogno pieno di geishe, di gru di carta e navicelle spaziali, elementi che lo contraddistinguono nel panorama moda.

 

Buon lavoro Issey.

ClarKinstyle

 

Fonte immagine: thealka.net