Single Blog Title

This is a single blog caption

Il sapore del mare

Plinio il Vecchio scriveva:

“Le Ostriche,
nel tempo degli amori,
si aprono quasi sbadigliassero,
si riempiono di rugiada che le feconda,
e partoriscono perle…
Io consiglio di consumarle coperte di neve,
così da mescolare la sommità dei monti
e la profondità del mare…”

Ostriche, molluschi dalla conchiglia tondeggiante, sono state introdotte nell’alimentazione umana fin dall’età della pietra. Nell’antica Grecia le ostriche erano un cibo comune, come rivela l’istituzione dell’ostracismo, ossia la pratica di votare l’esilio di un cittadino scrivendone il nome sulla conchiglia. Il latino Varrone ne descrive la tecnica d’allevamento e nella gastronomia romana le ostriche, lavate nell’aceto e conservate in vasi sigillati con la pece, erano un cibo pregiato. Sia nel Medioevo che nel Rinascimento in Francia, Inghilterra, Olanda e Italia, i molluschi pescati dai banchi naturali rappresentavano un alimento diffuso. Nella pittura si attribuiva simbolicamente ai mitili (molluschi bivalve, in gergo cozze) un valore afrodisiaco, come sottolineano le opere olandesi soprattutto del Seicento. L’origine di tale credenza va forse rintracciata nel simbolismo femminile della conchiglia, presente anche nella leggenda dell’ostrica perlifera narrata da Plinio, ripresa da fonti medievali e rinascimentali, che attribuiva la sua fecondazione alla rugiada penetrata attraverso le valve. Ai molluschi si riconduceva anche il concetto della virtù nascosta, poiché la loro parte commestibile è chiusa saldamente dalle valve, come il sentimento dell’amore si cela nell’intimo dell’essere umano.

Per chi è cresciuto in un posto di mare, il legame con esso è un rapporto profondo che sin dalla nascita coinvolge tutti i sensi.

Il mare da toccare… Il bambino supera le sue paure imparando a nuotare, all’inizio sente l’acqua fredda, si ritrae, poi la sensazione di libertà, dell’acqua fresca sulla pelle prende il sopravvento, e non potrà più farne a meno.

Il mare da ascoltare… ‘lu scrusciu di lu mari’ (dal Siciliano), testimone di primi baci attorno ad un fuoco, falò con gli amici, tutti insieme sotto un cielo stellato. Quel mare, che in certe sere d’estate ha visto finire e nascere nuovi amori, sere di promesse di amore eterno, o semplici pazzie del qui e ora.

Il mare da guardare… Quel mare, sempre bello, tanto amato e difficile da lasciare per costruire il futuro altrove, con lo sguardo fisso all’orizzonte, per il tempo necessario a riempirlo di blu.

Il mare da gustare… Quel mare in una cena importante, fatta di ostriche e champagne, preludio di qualcosa che magari non sarà, perché la vera passione si è già consumata dinanzi al mare o in mare.

Come indossare il mare… o Amare.

ALK@art

 

Fonte immagine: citizensunitednottimid.org