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Lìgea, sirena delle profondità marine

Il mare non nasconde  più segreti  da quando l’uomo è riuscito  ad esplorarne le profondità con nuove tecnologie. Anticamente, le grandi superfici marine e gli abissi misteriosi, animavano la fantasia dei marinai che ne percorrevano le rotte. Storia e leggende raccontano gesta di eroi, di capitani e marinai coraggiosi tra gli antichi popoli del Mediterraneo.  Miti e racconti intrisi di fantasia accompagnavano i loro viaggi.  Spesso in queste storie venivano citate figure e creature maliose e seducenti,  le sirene.  Nell’immaginario collettivo ci si chiede:  sono esistite? Esistono ancora?  In generale, nella fantasia di coloro che ne hanno parlato e scritto, le  creature dai corpi ibridi, metà  donna e metà pesce, erano la personificazione delle insidie del mare.  Un tempo,  navigare faceva di ogni  viaggio, una avventura ad alto rischio per la sopravvivenza. Nel buio delle notti o in balia dei marosi agitati dai venti,  le sirene comparivano misteriose ora ad aiutare i naviganti ora a punire la loro temerarietà. L’ululare del vento tra le sartie, veniva scambiato per il loro canto ammaliatore, che confondeva i marinai, impotenti contro la forza brutale degli eventi. Ne sono nate favole e leggende inventate da narratori e tramandate con canti e poesie.

La storia di Ligea vuole essere una favola…

Si racconta che ai tempi di Ferdinado II, re delle due Sicilie,  la sirena  Lìgea,  figlia di Acheloo  divinità greca, viveva a largo dell’arcipelago campano. Si era innamorata di un pescatore di  Capri, Cristian de Marino. Lo aveva visto sporgersi da una piccola barca, mentre ritirava le reti povere di pescato.  Lìgea si ricordò che la madre Calliope, le aveva raccontato una favola delle “Mille ed una notte”, in cui un tritone ammagliato nella rete, era stato liberato da un pescatore con il quale aveva fatto amicizia. Per ricambiare quel  gesto,  il tritone Abdallah di mare, aveva regalato gioielli, perle e corallo ad Abdallah di terra, affrancandolo dalla povertà.    Lìgeia allora pensò che, se avesse aiutato il suo bel pescatore donando parte dei tesori che si trovavano nelle profondità dell’isola, avrebbe potuto fare amicizia con lui e forse, persino, farlo innamorare di sé. Senza chiedere consiglio alla madre e alla sorella Partenope, si immerse in cerca di forzieri pieni di gioielli custoditi nei galeoni inabissati. Nelle acque antistanti l’isola di Capri, trovò un forziere rivestito di madreperla con intarsi in corallo e colmo di monete d’oro, pietre preziose, orecchini, bracciali e collane di perle. Appena vide il suo bel pescatore calare le reti, fece in modo di fare impigliare lo scrigno. Salpata la tramaglia,  Cristian si trovò un grande tesoro tra le mani. Si sporse dalla barca per capire da dove fosse spuntato e vide la bellissima Lìgea nascosta davanti la prua della barca. La chiamò, le parlò e se ne innamorò perdutamente. Comprese che era stato il suo amore a procurargli quella ricchezza. Si accordarono di vedersi  l’indomani. Tornato a riva, Cristian portò il tesoro alla sua famiglia e con una monetina d’oro comprò gli attrezzi necessari ed un unguento speciale per compiere l’impresa. Il giorno successivo, partì per l’avventura della sua vita.  Non fece più ritorno e  la sua barca non fu ma ritrovata. Si racconta, ancora oggi, che il pescatore e la sirena fluttuino insieme nei fondali antistanti l’isola. Quando d’estate la foschia si solleva dal mare,  i pescatori  raccontano di vedere a volte tra i riflessi argenti dell’orizzonte, le immagini dii due innamorati  perdersi tra le onde.

 

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Immagine di: Mermaids by Chris Crumley Photographer Fonte: Pinterest