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Le spirali di Elen

La luce del tramonto colorava l’aria di arancio, si spalmava sull’orizzonte e poi con rapide pennellate dipingeva le onde del mare fino a lambire la riva. L’acqua densa lentamente avvolgeva le barche sulla spiaggia e velocemente si ritraeva fino al mare.

Il porticciolo di Castellammare del Golfo rinasceva, dopo un lungo inverno, riscaldato dai primi raggi di sole primaverile e animato dal brusio composto della gente.

Elen sorseggiava il suo calice di vino bianco seduta  in compagnia del mare. Spostando lo sguardo dall’impercettibile linea rossa dell’orizzonte, leggeva di tanto in tanto il libro che custodiva tra le mani: “Il Codice da Vinci”, un romanzo non ancora letto comprato anni prima.

Più leggeva e più si accorgeva che era un’opera ricca di spunti di riflessione per lei che era un’amante dell’arte quanto della matematica. La sua attenzione, all’improvviso, si concentrò su un dettaglio di una pagina in particolare: un delitto appena accaduto e un indizio, una successione numerica 1,1,2,3,5,8,13,21…  lasciata sulla scena del crimine.

“Curioso” pensò. Si fermò, prese il suo fedele quaderno degli schizzi, compagno di numerosi viaggi, e si appuntò le cifre, riflettendo. Si trattava della successione di Fibonacci, una successione di numeri interi positivi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti.

Scarabocchiò qualcosa sul foglio, tracciò delle linee spiraliformi, ragionò ricordando qualche nozione di geometria e continuò la sua lettura imbevuta di vino e curiosità.

Cullata dal suono delle onde del mare, tra memoria e immaginazione, tra una pagina e l’altra e pensieri fluttuanti, continuava a rigirare la punta della matita sulle spirali appena tracciate sul taccuino, fino a sfidare l’infinito.

Quella sera tornando al b&b passò per caso per una piazzetta dalla quale si accedeva al Castello Arabo-Normanno adagiato sul mare della ridente Castellammare.

Ripensando ancora a quei numeri che le frullavano in mente e ai vortici di spirali disegnate, passava da una stanza all’altra, rapita dalle collezioni del museo: ora una serie di anfore, più avanti una serie di conchiglie. Varie forme e dimensioni di esemplari unici accomunati da un unico elemento predominante: la corrispondenza e perfetta simmetria della forma. Sembravano disegnate da un architetto e non dal mare.

Avvicinandosi sempre di più al centro del castello, a un certo punto si ritrovò in un vano con pareti curve, illuminato dall’alto da un intenso color oro. Al centro si ergeva la scala a chiocciola  elicoidale in arenaria della torre cinquecentesca del castello. Di grandi dimensioni, si sviluppava intorno al vuoto centrale e i gradini, perfettamente incastrati tra loro, salivano come verso l’infinito.

Elen si accostò a essa, quasi ammaliata dall’assenza di spigoli e dal fluire delle forme. Si mise perfettamente al centro, sollevò lo sguardo e all’improvviso vide la bellezza.

 ALK@art

 

Immagine Fonte: Turismo Trapani